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Baukultur

La Dichiarazione di Davos 2018

Nel 2018 i Ministri della Cultura europei hanno condiviso la Dichiarazione di Davos (Towards a high-quality Baukultur for Europe), ponendo le basi comuni per l’applicazione di un approccio olistico ai processi di produzione, manutenzione e trasformazione dell’ambiente costruito. Il concetto di Baukultur riguarda qualunque trasformazione dell’ambiente costruito, da considerare come insieme indivisibile di tutte le costruzioni, esistenti o pianificate, con valore storico o contemporaneo, inserite nell’ambiente naturale. Il concetto trova espressione nella pianificazione e nella progettazione a tutte le scale, dal paesaggio al dettaglio costruttivo, superando anche la separazione tra materiali e tecniche tradizionali e innovativi.

Il Processo Davos e il New European Bauhaus

Il traguardo di un ambiente costruito di alta qualità fondato sui valori culturali ha iniziato ad acquisire concretezza con il l’avvio del Davos Process, con l’obiettivo di individuare criteri comuni per la lettura e la valutazione della qualità di specifici luoghi.

Il concetto di Baukultur trova applicazione nel New European Bauhaus. La visione unitaria dell’ambiente costruito diviene base comune su cui far convergere diversi punti di vista, accomunati dall’obiettivo della qualità. Rinnovando dopo un secolo la rivoluzione culturale del Bauhaus di Weimar e Dessau per rispondere alle sfide della contemporaneità, acquistano nuova luce le ricerche su materiali costruttivi a ridotto impatto e soluzioni nature-based; circolarità dei processi produttivi; riuso del costruito; partecipazione delle comunità; riforme amministrative per gli appalti, che CUBATI intende contribuire a sviluppare e diffondere.

Cultura della costruzione del Mediterraneo

Il Mediterraneo nel mondo globale del XXI secolo svolge un ruolo di frontiera tra Europa e regione MENA (Middle Est and North Africa), configurandosi in ottica geopolitica come faglia tra due macroregioni contrapposte in precario equilibrio. Pur ospitando la culla della civiltà occidentale, pur mantenendo un’identità riconoscibile nella sua pluralità tangibile e intangibile, quest’area oggi è soprattutto teatro di tensioni di portata planetaria, che non sono di soluzione né facile né rapida. Tale è il complesso quadro a cui si riferiscono i progetti di cooperazione transfrontaliera finanziati dalla Unione Europea tra Italia e Tunisia, con lo scopo di contribuire un’area comune di pace, stabilità e prosperità condivisa.

Prendendo spunto da uno degli impegni programmatici assunti dai Ministri della cultura a Davos nel 2018 (ovvero incoraggiare la diffusione nel resto del mondo del concetto di baukultur, i cui presupposti culturali sono radicati nella Mitteleuropa), il progetto CUBÂTI proposto nel 2019 si è ispirato al concetto di cultura della costruzione, facendone il leitmotif delle proprie diverse attività.

La validità di questa scelta è stata confermata nel giugno del 2022 dalla prima conferenza dei Ministri della Cultura del Mediterraneo, che ha manifestato il favore verso lo sviluppo della cooperazione e di azioni congiunte, tra l’altro, lungo l’asse della “Cultura e patrimonio culturale come motore e fattore abilitante per lo sviluppo sostenibile e la transizione verde”.

Continuità con la programmazione 2007-2013

Il progetto CUBÂTI si pone in continuità con il progetto APER (Architecture Domestique Punique, Hellénistique et Romaine: sauvegarde et mise en valeur), finanziato dal programma Italie-Tunisie 2007-2013 e coordinato dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo.

Il progetto APER indagava le origini di una radicata identità comune transfrontaliera nei siti archeologici, la stessa identità che CUBÂTI intende valorizzare, attualizzando materiali e tecniche costruttivi diffusi in antico e oggi investiti dei contemporanei significati di sostenibilità. L’impostazione scientifica del Progetto APER era allineata con la contemporanea visione del patrimonio costruito che rifugge da una visione sito-centrica per fare leva sui legami con un più ampio contesto contemporaneo, includendo il coinvolgimento attivo di comunità locali e visitatori. Simile impostazione ha consentito di individuare, sullo sfondo della questione dei siti archeologici, alcune pressanti criticità di ordine generale, che trovano enfasi lungo l’asse baricentrico del Mediterraneo, tra Sicilia e Tunisia, ma caratterizzano l’intera area mediterranea: cambiamenti climatici; crisi finanziaria ed emergenza sociale; criminalità; disoccupazione giovanile; gap tra formazione e mercato del lavoro; flussi migratori, di transito e in uscita; governance talvolta inefficiente e instabilità politica; patrimonio naturale e culturale valorizzato a macchia di leopardo e in modo riduttivo rispetto alle notevoli potenzialità; carenze infrastrutturali.